Sport e giovani: fair play e regole di vita
Gli alunni di terza media illustrano i principi del Codice di autoregolamentazione dello sport.
a cura di Annamaria Bossi
“Il Codice di autoregolamentazione dello Sport è una dichiarazione di intenti, un complesso di linee guida di comportamento condivise tra tutti coloro che gravitano attorno al mondo dello sport”. Così recita la premessa al documento sottoscritto nel 2012 da tutti gli “attori” che fanno parte in un modo o nell’altro dello sport giovanile in regione Lombardia. Un Codice di autoregolamentazione che piace definire “etico”, perché parla di valori, concetti e regole legate al comportamento nell’ambito sportivo. Una dichiarazione di buoni intenti destinata agli operatori, a ragazzi, insegnati e genitori, in grado d’indicare direttive per tutti quelli che a vario titolo gravitano attorno al mondo sportivo dilettantistico. Un documento pensato e scritto anche per sottolineare i valori sociali, educativi e culturali dello sport, ossia le linee guida fondamentali di rispetto e correttezza da applicare alle pratiche sportive.
Viviamo in un mondo in cui la mancanza di regole è uno dei problemi fondamentali. Ma i ragazzi invece chiedono a gran voce queste regole. Con questo Codice l’obiettivo è divulgare un importante atto per dare loro un concreto aiuto in tal senso. Questo è l’unico e fondamentale scopo.
Disciplina, rispetto, amicizia, lealtà, volontà e competizione sono alcuni dei valori che lo sport, oggi frainteso come mezzo di facile successo e arricchimento economico anziché stile di vita positivo, è in grado di insegnare a chi inizia fin da giovanissimo a praticarlo. Piccole regole che anche nella vita aiutano a vivere e a far vivere meglio.
La prima parte del Codice è dedicata ai diritti dei giovani. Tra questi, il diritto fondamentale è quello di fare sport in maniera assolutamente libera oltre che in un ambiente sano e in assoluta sicurezza per partecipare a competizioni adatte all’età e sviluppare il proprio potenziale nel pieno rispetto dei tempi di maturazione personale. Ogni forma di doping e di alterazione dei risultati è naturalmente bandita e condannata “senza appello”.
La seconda parte del Codice illustra invece le responsabilità dei genitori e degli accompagnatori che devono evitare ogni forma di pressione indebita, dando allo sport la sua giusta dimensione. I genitori, cui è demandato l’importante e delicato ruolo di avvicinare i propri figli allo sport in modo equilibrato in base alle esigenze, capacità ed età dei ragazzi, evitando ogni forma di pressione psicologica e aiutandoli a crescere e a maturare pur riconoscendo i propri limiti. Sono i genitori a trasmettere per primi i valori della solidarietà e della partecipazione; sempre loro quelli che hanno il compito di trasmettere ai figli quanto – vittorie e sconfitte – siano un concetto parimenti importante da spiegare e comunque legati a doppio filo con il fair-play. Nello sport si vince ma si può anche perdere e mai la sconfitta deve essere intesa come umiliazione sul campo e soprattutto nella vita, bensì essere interpretata come sprone a far meglio, a sacrificarsi ancora di più per raggiungere i migliori risultati possibili. Anche i professionisti devono essere competenti non solo dal punto di vista tecnico ma anche psicologico quando c’è da valorizzare principi etici e relazionali. Infine, sono coinvolti i ragazzi che devono impegnarsi a tenere un comportamento esemplare, rifiutando ogni forma di violenza, altresì rispettando i valori dello sport. Non meno importante il ruolo degli allenatori che per primi, con il loro esempio, devono trasmettere ai ragazzi lo spirito dell’agonismo, dell’impegno, della coesione di gruppo, della lealtà e dell’integrità morale. Un importante esempio di correttezza sportiva e non violenza, deve essere invece trasmessa dagli “ambasciatori” dello sport, ossia dagli atleti professionisti, esempi e modelli positivi da imitare soprattutto per tutti quelli che decidono di accostarsi allo sport a livello agonistico.
Giulia e Lucrezia – 3A Gambolò