Incontro con Renzo Modiano
In occasione della Giornata della Memoria, i ragazzi delle classi terze della Scuola Sec. di I grado incontrano un testimone: Renzo Modiano, sfuggito bambino alle deportazioni di Roma del 1943.
a cura di Francesca Perinotto
«Dei nove mesi in cui sono rimasto nascosto non ricordo neppure un colore. Era tutto grigio … persino la polenta. Il primo colore che ricordo dopo quel periodo è il verde mimetico delle jeep americane che ho visto entrare in Roma dalla finestra di casa mia il 5 giugno 1944». Questo è uno dei passaggi più toccanti dell’intervento che Renzo Modiano, scampato da bambino alla retata di Roma dell’ottobre del ’43, ha tenuto venerdì 26 gennaio nell’Auditorium di Gambolò in occasione della Giornata della Memoria. Come ha detto il nostro Dirigente all’inizio dell’incontro, appoggiando una mano sulla spalla del signor Modiano e rivolgendosi agli alunni delle classi terze di Gambolò presenti in sala, «La Storia oggi entra nella nostra scuola. Non
quella stampata sui libri, ragazzi, ma quella viva che possiamo ancora percepire negli occhi del nostro ospite, gli stessi occhi che tanti anni fa hanno visto dal vero quello che noi oggi semplicemente studiamo sui libri». L’incontro si è articolato in due momenti: all’inizio il signor Modiano ha fatto una breve presentazione storica a partire da alcune immagini di Auschwitz; successivamente ha risposto alle domande che i ragazzi avevano precedentemente preparato dopo aver letto in classe il suo libro “Di razza ebraica”. Il romanzo ha come protagonista Renzo Modiano bambino che, a soli sette anni, dopo l’armistizio dell’8 settembre, è stato costretto dagli eventi a fuggire da casa sua a Roma insieme alla famiglia e a vivere nascosto in case
diverse e separato dai suoi più stretti familiari per circa nove mesi, il periodo dell’occupazione nazista della città. L’incontro è stato per i nostri ragazzi una preziosa e commovente testimonianza storica, ma soprattutto umana, perché, come più volte ha ribadito lo stesso Modiano e come anche ha scritto nelle ultime pagine del suo libro, quella drammatica esperienza gli ha insegnato, «come nessun predicatore avrebbe potuto fare, che non si deve giudicare nessuno a priori, per le origini, la fede, il ceto, il partito, il paese dov’è nato, o per qualsiasi altra etichetta». L’incontro si è poi concluso con un dono che la comunità scolastica ha voluto fare al signor Modiano in segno di ringraziamento: un cigno di carta realizzato da un’alunna della scuola con l’arte degli origami e alcuni rametti di ulivo come segno e augurio di pace tra tutte le religioni e tra tutti gli uomini. Vorrei concludere questo articolo con un aneddoto significativo.
Queste sono le parole che il preside di un liceo americano mandò all’inizio dell’anno ai suoi insegnanti: “Caro professore, sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi col veleno da medici ben formati, lattanti uccisi da infermiere provette, donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e laureati. Diffido quindi dell’istruzione. La mia richiesta è la seguente: aiutate i vostri allievi a diventare essere umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani”.
Ben vengano allora eventi di questo tipo anche in futuro, per fare dei nostri ragazzi degli uomini e delle donne ricchi di umanità.